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al testo di Dereck Louvrilanm
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Ho pronunciato il nome consapevole che nessuna voce diventa presenza se la fonte rimbalza a caduta, ma l’eco si ostina a tirare la coda all’udito. È tutta farina del mio sacco. È quella con la quale impasto frammenti e il turno di notte sforna bocconi amari senza alcuna reticenza. La memoria è un panificatore che ti lascia a stenti. E tu che usi la solitudine come pala che gira e rigira diventa farcitura, stringi i denti perché il morso non ti sfugga di bocca. L’eco che risponde alla distanza rende le parole accidentali. Non si pronuncia. Eppure ha tutte le voci, come ricordo.
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